Stanza della Genesi

Stanza della Genesi

La decorazione dell’ambiente è più tarda rispetto alle stanze precedenti e differisce non solo dal punto di vista stilistico, ma anche tematico.

Al disotto di un fregio, con figure allegoriche ed episodi mitologici, sono raffigurate tre scene bibliche entro cornici dorate sorrette da putti e sfingi.

Chiaramente riconoscibile è l’episodio di Rebecca ed Eliezer al pozzo, in cui il servo di Abramo mandato da questi nel suo paese d’origine a scegliere una sposa per il figlio Isacco, giunge ad Aran e nei pressi di un pozzo riconosce la fanciulla in Rebecca. La giovane infatti, proprio come indicatogli da Dio, disseta lui e i suoi cammelli; Eliezer le offre una preziosa collana, invitandola a seguirlo.

Il riconoscimento di una sicura fonte figurativa consente invece di sciogliere l’interpretazione della scena successiva, letta in passato in modo incerto come Sacrificio di Isacco o Giacobbe che dona al figlio Giuseppe la sua tunica. Si tratta in realtà di una raffigurazione del profeta Achia di Silo, che predice a Geroboamo il potere regale sulle 10 tribù di Israele, dividendo il suo mantello nuovo in 12 pezzi assegnandone 10 al futuro re.

Allo stesso modo, la scena sulla terza parete raffigura la Partenza di Giacobbe verso Canaan, con le mogli Rachele e Lia, le loro schiave, i figli e tutto il bestiame e gli averi che si era procurato durante gli anni di servitù presso Labano.

Quest’ultima fonte iconografica riprende un’acquaforte di Stefano della Bella databile al 1647 circa e fornisce un oggettivo post quem per datare gli affreschi della sala intorno o dopo la metà del Seicento.

Osservando una delle sovrapporte, dove uno dei putti regge uno scudo con le iniziali intrecciate S e A, si scorge un importante indizio che conduce alla figura di Giovanni Antonio Secco (1623-1713), discendente da un ramo cadetto dell’omonimo fondatore della Villa. Il ramo primogenito infatti si estinse con la morte di Galeazzo iunior, che nel 1626 aveva testato in favore del figlio naturale Francesco, il quale però, in quanto illegittimo, fu interdetto il 18 luglio 1646. La proprietà passò quindi al ramo di Giovanni Fermo (secondo figlio del capostipite) e per via di primogenitura, attraverso Ognibene, a Giovanni Antonio, il quale nel 1650 sposò Caterina Papafava e nel 1657 ottenne di essere aggregato alla nobiltà veneta.

La scelta dei soggetti biblici per la decorazione dell’ambiente insiste sul tema del matrimonio che garantisce la discendenza dei figli (Rebecca), della divisione dei vari rami (Geroboamo e le dodici tribù di Israele), e del passaggio della primogenitura e degli averi (Giacobbe). (Barbara Maria Savy, Sara Danese)

Crediti fotografici immagini villa

© Comune di Abano Terme e Università degli Studi di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali: archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musica (foto Michele Barollo e Simone Citon)