La loggia
La loggia
Come ricorda Andrea Palladio nei Quattro Libri dell’Architettura (1570), nella villa veneta la loggia era lo spazio per eccellenza destinato all’accoglienza degli ospiti, un ambiente ideale per l’allestimento di banchetti estivi, concerti ed altri svaghi.
La decorazione dell’ambiente è suddivisa in due livelli: la sezione più in basso è costituita da un finto loggiato poggiante su una balaustra e composto da finte colonne in porfido a sostegno di una trabeazione a metope e triglifi, alternati a bucrani e figurine monocrome. La loggia balconata dipinta al secondo livello ci restituisce invece un vertiginoso sfondamento prospettico: le possenti colonne tortili binate di ordine ionico scandiscono gli spazi delle finte volte a crociera, aperte a loro volta e decorate con briosi motivi a grottesca.
Dalle balaustre si affacciano figure di musici, di servitori e di astanti, ma anche animali esotici che accompagnano personaggi (come l’uccellatore) che alludono alle attività produttive e di svago della vita in villa. Tra i personaggi si riconoscono alcune teste che ritraggono con ogni probabilità esponenti della famiglia proprietaria. Altre figure sembrano riconducibili a interventi pittorici successivi alla prima fase decorativa, forse a seguito di danni causati dall’umidità dell’ambiente esterno.
Il finto loggiato si conclude con un architrave costituito da modiglioni alternati a cassettoni a rosette. Più sopra il profilo architettonico del soffitto, sottolineato da una cornice dorata, finge un oculo affiancato da due riquadri rettangolari. Questi spazi ospitavano un tempo, contro un fondo di cielo e nuvole, tre divinità o allegorie.
Ai lati delle finestre che affiancano la porta di accesso al salone, racchiuse tra le finte colonne in porfido, trovano spazio due figure armate all’antica che sembrano avanzare in direzione dei visitatori a difesa della casa. La figura a sinistra è identificabile in Marte, il dio della guerra aggressiva e dei duelli, invocato però anche come protettore dei campi e delle coltivazioni nel De agri cultura del celebre politico e letterato dell’antica Roma, Marco Porcio Catone. Minerva, la divinità della sapienza razionale e delle virtù della guerra giusta e “pacificatrice”, compare invece sul lato destro. La dea indossa, secondo l’iconografia classica, elmo ed armatura, sopra un lungo chitone e sorregge una lancia e lo scudo sul quale è effigiata la testa della Gorgone Medusa.
Il complesso significato del ciclo, ampliato sulle pareti est ed ovest, tocca temi cruciali connessi all’attività politica e alla gloria di Venezia, ma anche agli interessi scientifici ed umanistici, nonché all’abbondanza e ai piaceri offerti dalla vita in villa.
L’elemento meglio conservato e di maggior effetto è senza dubbio il trompe-l’oeil del loggiato superiore con il brillante concerto di musici e cantori che sembrano dare benvenuto all’ospite. (Barbara Maria Savy, Sara Danese)
Crediti fotografici immagini villa
© Comune di Abano Terme e Università degli Studi di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali: archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musica (foto Michele Barollo e Simone Citon)
Come ricorda Andrea Palladio nei Quattro Libri dell’Architettura (1570), nella villa veneta la loggia era lo spazio per eccellenza destinato all’accoglienza degli ospiti, un ambiente ideale per l’allestimento di banchetti estivi, concerti ed altri svaghi.
La decorazione dell’ambiente è suddivisa in due livelli: la sezione più in basso è costituita da un finto loggiato poggiante su una balaustra e composto da finte colonne in porfido a sostegno di una trabeazione a metope e triglifi, alternati a bucrani e figurine monocrome. La loggia balconata dipinta al secondo livello ci restituisce invece un vertiginoso sfondamento prospettico: le possenti colonne tortili binate di ordine ionico scandiscono gli spazi delle finte volte a crociera, aperte a loro volta e decorate con briosi motivi a grottesca.
Dalle balaustre si affacciano figure di musici, di servitori e di astanti, ma anche animali esotici che accompagnano personaggi (come l’uccellatore) che alludono alle attività produttive e di svago della vita in villa. Tra i personaggi si riconoscono alcune teste che ritraggono con ogni probabilità esponenti della famiglia proprietaria. Altre figure sembrano riconducibili a interventi pittorici successivi alla prima fase decorativa, forse a seguito di danni causati dall’umidità dell’ambiente esterno.
Il finto loggiato si conclude con un architrave costituito da modiglioni alternati a cassettoni a rosette. Più sopra il profilo architettonico del soffitto, sottolineato da una cornice dorata, finge un oculo affiancato da due riquadri rettangolari. Questi spazi ospitavano un tempo, contro un fondo di cielo e nuvole, tre divinità o allegorie.
Ai lati delle finestre che affiancano la porta di accesso al salone, racchiuse tra le finte colonne in porfido, trovano spazio due figure armate all’antica che sembrano avanzare in direzione dei visitatori a difesa della casa. La figura a sinistra è identificabile in Marte, il dio della guerra aggressiva e dei duelli, invocato però anche come protettore dei campi e delle coltivazioni nel De agri cultura del celebre politico e letterato dell’antica Roma, Marco Porcio Catone. Minerva, la divinità della sapienza razionale e delle virtù della guerra giusta e “pacificatrice”, compare invece sul lato destro. La dea indossa, secondo l’iconografia classica, elmo ed armatura, sopra un lungo chitone e sorregge una lancia e lo scudo sul quale è effigiata la testa della Gorgone Medusa.
Il complesso significato del ciclo, ampliato sulle pareti est ed ovest, tocca temi cruciali connessi all’attività politica e alla gloria di Venezia, ma anche agli interessi scientifici ed umanistici, nonché all’abbondanza e ai piaceri offerti dalla vita in villa.
L’elemento meglio conservato e di maggior effetto è senza dubbio il trompe-l’oeil del loggiato superiore con il brillante concerto di musici e cantori che sembrano dare benvenuto all’ospite. (Barbara Maria Savy, Sara Danese)
Crediti fotografici immagini villa
© Comune di Abano Terme e Università degli Studi di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali: archeologia, storia dell’arte, del cinema e della musica (foto Michele Barollo e Simone Citon)